Il volto del nostro pianeta e della nostra società sta cambiando radicalmente e la nostra posizione non può essere quella di semplici osservatori. L'urbanizzazione, il cambiamento climatico e le biotecnologie stanno provocando modificazioni profonde, articolate e complesse, il cui ulteriore sviluppo è difficilmente prevedibile. Stewart Brand suggerisce di affrontare questi cambiamenti abbandonando alcuni dei preconcetti scientifici e culturali che si sono cristallizzati negli ultimi trent’anni. Questa rinuncia, a suo parere, è la condizione per garantire un futuro al genere umano. L'urbanizzazione, che spinge un sesto della popolazione mondiale a concentrarsi in metropoli gigantesche, va riconosciuta come un fattore di sviluppo e come tale va trattata. L'energia nucleare rappresenta una opportunità da cogliere per svincolarci dalla dipendenza dai combustibili fossili. Gli organismi geneticamente modificati non sono affatto il "cibo di Frankestein", bensì una risorsa estremamente importante per combattere la fame nei paesi più poveri. E la geo-ingegneria, la scienza che interviene sul pianeta modificando il clima e violando quello che istintivamente ci sembra un limite imposto dalla natura, non va demonizzata. Quattro tesi "eretiche", che hanno smosso non poco le fondamenta del movimento ambientalista.
Biografie
Stewart Brand è uno dei fondatori del movimento ambientalista americano e tra i più influenti pensatori dei nostri tempi. Quarant’anni fa è stato lo scienziato che ha convinto i vertici della NASA a rilasciare le prime immagini della Terra vista dallo spazio, sicuro che avrebbero rappresentato un'immagine di grande impatto per l'opinione pubblica e per l'umanità. Nel 1968 ha pubblicato la prima edizione del
Whole Earth Catalogue, il leggendario eco-catalogo che Steve Jobs ha definito “Google in versione cartacea” e che gli è valso lo US National Book Award. A fine anni Settanta è stato consulente speciale dell’amministrazione dello Stato della California. È presidente e co-fondatore della Long Now Foundation e co-fondatore del Global Business Network. Abita su un rimorchiatore ormeggiato nella baia di San Francisco.
Guido Romeo è “science editor” dell’edizione italiana di Wired. Ha scritto di scienza, innovazione, design e sviluppo locale per “Il Sole24Ore”, “Focus” e “Vogue”. Per la Commissione Europea ha coordinato il progetto “Geod – Genetics in Europe open days” nel quadro della settimana europea della scienza 2000. Nel 2004 è stato Armenise-Harvard science-writer fellow presso la Harvard School of Medicine a Boston e ha ricevuto il premio Astra-Zeneca per la comunicazione. E' stato vincitore di numerosi premi di giornalismo per la divulgazione di temi scientifici ed ecologici. Per “Nòva24-Il Sole24Ore” ha coordinato il progetto di inchieste e incontri “Città illuminate”, sullo sviluppo e la crescita dei centri urbani che investono in creatività e innovazione per affermarsi nell’era della conoscenza.
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In collaborazione con Codice Edizioni