Testo di Emanuele Conte, molto liberamente tratto da Autunno in Pechino da Boris Vian Regia di Emanuele Conte Musiche di Dado Moroni Videoproiezioni e animazioni di Gregorio Giannotta Costumi Bruno Cereseto dai bozzetti di Gregorio Giannotta Con Enrico Campanati, Pietro Fabbri, Silvia Bottini, Alberto Bergamini, Nicholas Brandon, Alessandro Bergallo
Una nuova coproduzione tra il Teatro della Tosse e il Festival della Scienza inaugura la stagione 2010/2011. Il viaggiatore onirico ragiona sulla dimensione del sogno e sui mezzi di trasporto, sui loro punti di contatto visibili e invisibili, mantenendo viva la potenza eversiva dell’opera di Vian. Uno strano autobus, un’inutile ferrovia in mezzo al deserto, disegni animati e proiezioni video, attori e illustrazioni catapultano lo spettatore tra i romantici e bizzarri protagonisti di questa storia. Il viaggiatore onirico del racconto è Amadis Dudu, un tranquillo impiegato, che si reca al lavoro facendo sempre lo stesso percorso. Un giorno, salito su un autobus, con un controllore bizzarro e un autista folle, invece di essere condotto in ufficio viene trasportato in Exopotamia, una terra a metà strada tra la realtà e il sogno. Qui Amadis incontra personaggi stravaganti e soprattutto si imbarca in un’impresa tanto mastodontica quanto inutile: la costruzione di una ferrovia in mezzo al deserto. Sono innumerevoli gli imprevisti e i contrattempi per la costruzione di una strada ferrata, che non porta da nessuna parte. Tra professori strampalati, ingegneri eccentrici (lo stesso Vian era un ingegnere), segretarie provocanti, politici ambigui, uomini video sandwich e ristoratori irremovibili si snoda un’avventura grottesca, costellata di sorprese. Gli attori in carne ed ossa interagiscono sul palco con i personaggi creati dall’illustratore Gregorio Giannotta che per lo spettacolo ha realizzato centinaia di tavole scenografiche animate. I disegni proiettati trasformano il teatro in un luogo sospeso tra due dimensioni. Un Dado Moroni in matita e pastelli, in scena con gli attori, traduce in note le pagine scritte da Vian. Jazzista di fama mondiale ha infatti composto le musiche originali dello spettacolo. Moroni ha saputo cogliere le sfumature, le improvvisazioni e gli umori dell’artista francese, che prima di diventare scrittore, negli anni ’40, è stato trombettista jazz. Questo stile musicale così imprevedibile è filo conduttore della sua opera letteraria.
A cura di
Un produzione di Teatro della Tosse e Festival della Scienza