Può capitare di restare incantati davanti ad un'opera d'arte incompiuta. Il non finito della Pietà Rondanini di Michelangelo sembra quasi amplificare il dolore per la morte che l'artista voleva trasmetterci. Se quest'opera non fu completata a causa della morte dell'artista, altre sculture non furono completate dall'artista per sua propria scelta. È il non finito michelangiolesco, un mezzo espressivo per trasmettere un'emozione, come ad esempio avviene ne I Prigioni che sembrano volersi divincolare dal marmo come a rimarcare la loro drammatica condizione di oppressi. Troviamo esempi sublimi di non finito anche nei dipinti incompiuti di Cézanne. Perché in realtà come ebbe a dire il padre dell'arte moderna "Voir, c'est concevoir" (Vedere è concepire). L'opera d'arte è il risultato del dialogo che si instaura tra l'oggetto da rappresentare o rappresentato e il cervello, che lo interpreta secondo le sue regole e la sua storia. Nelle sue opere Cezanne cerca di giungere agli elementi essenziali delle forme. Il suo sforzo riflette lo stesso meccanismo che il nostro cervello sfrutta per acquisire conoscenza. Il pittore, rappresentando quelli che dovrebbero essere i componenti di ogni forma, ci sta essenzialmente “mostrando” l'attività interna del suo cervello. In questa conferenza Semir Zeki esamina opere d'arte compiute e incompiute per mostrare al pubblico l'organizzazione del cervello nell'acquisire informazioni. Un viaggio nel mondo dell'arte, tra i capolavori incompiuti di Michelangelo, i dipinti di Jan Vermeer, le opere di Francis Bacon, per scoprire come il nostro cervello dialoga con l'arte.
Biografie
Semir Zeki è professore di neurobiologia alla University College di Londra. Tra i suoi principali interessi ci sono l’organizzazione del cervello visivo dei primati. Ha pubblicato il suo primo articolo scientifico nel 1967 e da allora ha scritto oltre 150 articoli e numerosi libri, tra cui La Quête de l’essentiel (La ricerca dell’essenziale), del quale è coautore insieme al defunto pittore francese Balthus. Nel 1994 ha iniziato lo studio delle basi neurali della creatività e dell’apprezzamento estetico dell’arte. Nel 2001 ha fondato l'Istituto di Neuroestetica, con base a Berkeley, in California.
A cura di
In collaborazione con Codice Edizioni