Festival della Scienza

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Comunicati stampa

07.11.2010

Da dove viene la coscienza? Il mistero di “sapere di sapere”

Genova, 7 novembre 2010. La meravigliosa consapevolezza di esistere. Di sentire l’effetto che fa “l’erba sotto i piedi, l’acqua di mare sulla faccia, farsi tirare i capelli”. Ma dov’è la coscienza? È nel cervello? È reale o è un’illusione, uno “spettacolo magico ricreato nella nostra testa”? E funziona anche quando dormiamo, o siamo sotto anestesia? Ma allora i computer, un giorno, potranno essere coscienti? Vivere e sapere di vivere: forse è questa la più grande incognita scientifica. Provano a spiegarla a Palazzo Ducale, Sala del Maggior Consiglio, Michael Bitbol, Nicholas Humphrey, Marcello Massimini e Max Velmans. E alla fine, resta un dubbio: non è che l’orizzonte dove la scienza deve fermarsi è proprio il mistero dell’Io?
 
07.11.2010

Perché non siamo il nostro cervello. Ovvero, come fin qui abbiamo cercato la coscienza nel posto sbagliato

Genova, 7 novembre 2010. L’uomo? Un ammasso di molecole e cellule celebrali. Nient’altro. Ebbene: questa ipotesi, che venne a suo tempo definita “stupefacente”, “di stupefacente ha solo il fatto di essere così stupida”. Non è uno da giri di parole, Alva Noë, filosofo alla Berkeley. Che insegna in una Sala del Minor Consiglio dove gli studenti si affollano seduti per terra e la coda per entrare arriva fin sulle scale, a non fermarsi alle nostre percezioni. “Perché per trovare la coscienza, bisogna guardare altrove. Non necessariamente dentro di noi”.
 
07.11.2010

COMUNICATO FINALE

Genova, 7 novembre 2010. Gli orizzonti, è il caso di dirlo, non erano mai stati così ampi. E non solo perché è stato un Festival 2.0, con i dibattiti in diretta su www.festivalscienzalive.it. Perché ha solcato una sponda e l’altra del Mediterraneo, o perché ha esplorato il cosmo e nuovi mondi, con un occhio alle tecnologie che stanno rivoluzionando il nostro. Ma perché bastava vedere i ragazzi ammassati per terra ad ascoltare la geometria di Piergiorgio Odifreddi, le case dei genovesi Amici del Festival aperte per ospitare gli scienziati - con l’aiuto degli Amici del Festival -, i giapponesi in coda alla biglietteria e i bambini ipnotizzati dai laser, per rendersi conto di quanto questa ottava edizione del Festival della Scienza (29 ottobre – 7 novembre) sia diventata un punto di riferimento nella divulgazione scientifica, a livello internazionale. Genova città aperta, dunque. Al mondo, tutto quanto.
 
07.11.2010

C’è spazio per tutti. La geometria come un racconto: il viaggio nel tempo di Piergiorgio Odifreddi

Genova, 6 novembre 2010. C’è Pitagora con i suoi quadrati sui cateti, Talete che alla domanda “giura di non aver mai commesso adulterio” risponde: “Lo spergiuro è molto più grave”. C’è Euclide che tira le somme e Archimede che mette la faccia sulla medaglia Fields e mica per caso. E c’è la geometria, come non l’avete mai sentita: raccontata come un album di figurine, attraverso i suoi personaggi. O come un libro di storia dell’arte, se preferite, perché “matematica e architettura si congiungono”. Oppure, è semplicemente il fatto che a parlare di ipotenuse e cilindri sia Piergiorgio Odifreddi, vincitore nel ’98 del premio Galileo dell’Unione Matematica Italiana, collaboratore di Repubblica, l’Espresso e Le Scienze. Capace di far scoppiare di gente addirittura due sale al Ducale: del Maggiore e del Minor Consiglio. E di rendere vivace una materia considerata inaccessibile.
 
07.11.2010

Le piante non sono angeli. Il neo-animismo della biologia.

Genova, 6 novembre 2010. C'è un aspetto boccaccesco e peccaminoso nel regno vegetale. Le piante sanno mentire, sanno far innamorare, sanno ingannare e sanno travestirsi per gli scopi meno nobili. “Le piante hanno delle intenzioni ben precise, hanno una volontà ed è come se potessero pensare”, spiega l'etologo e divulgatore scientifico Giorgio Celli, famoso per il suo approccio bizzarro ed eclettico alla biologia.
 
07.11.2010

Una cura per la terra: la ricetta “eretica” dell’ambientalista Stewart Brand

Genova, 6 novembre 2010. Cosa farà cambiare tutto? Per Stewart Brand, “una sola parola: il clima”. Perché dopo la “lunga estate”, come la chiama il guru del movimento ambientalista americano, ovvero diecimila anni di clima favorevole, si avvicina l’inverno del nostro scontento. Sembra un personaggio shakespeariano, questo anziano signore che pondera ogni parola e che ha scelto di abitare su un rimorchiatore ormeggiato nella baia di San Francisco. Domenica alle 15.30 è a Palazzo Ducale (Sala del Maggior Consiglio): per rovesciare i preconcetti e scuotere le fondamenta dell’ambientalismo: il nucleare, l’urbanizzazione, gli ogm, la geo-ingegneria? Forse non ve ne siete accorti, ma sono verdi. E vanno guardati come un’opportunità.
 
06.11.2010

Esperimento maratona. Ovvero, arte e scienza non stop. Dove si trasforma (anche) l’acqua in vino

Genova, 5 novembre 2010. L’idea può sembrare assurda. Irrealizzabile. Insensata. Ma forse è proprio per questo che è geniale. E funziona: l’esperimento maratona, una 24 ore non stop di esperimenti a tema dove arte, architettura e scienza diventano un tutt’uno, sta facendo proseliti in tutto il mondo. “E pensare che tutto è iniziato nella mia cucina”: Hans Ulrich Obrist è “il” curatore. Curatore al cubo, visto che ha messo insieme di tutto e di più: “Ma sempre grandi artisti e grandi scienziati: l’importante è che il livello sia alto”. Solo che nelle sue mostre il pubblico è parte integrante. “E chi partecipa non ha a disposizione uno spazio. Ma tempo”.
 
06.11.2010

Le nuove terapie con le cellule staminali. Ovvero, la più grande rivoluzione dopo la pillola

Genova, 5 novembre 2010. La scoperta è di quelle dirompenti. Capace di cambiare radicalmente la vita delle persone: un po’ come gli anticoncezionali, “che hanno permesso di separare il sesso dalla procreazione”. Terapie con le cellule staminali spiegate agli studenti: ovvero, come abbattere i più triti luoghi comuni. Uomini clonati? Embrioni sfruttati? “Tutte semplificazioni giornalistiche”. All’Acquario, per seguire la lezione di Giulio Cossu i ragazzi si ammucchiano anche sugli scalini. Ed escono con una consapevolezza: “Se non si affrontasse nessun rischio, la scienza sarebbe ferma”.
 
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