Da dove viene la coscienza? Il mistero di sapere di sapere
La coscienza, la consapevolezza, viene da qui spiegano e la parola qui è un dimostrativo, è come io, adesso, come questo. Una parola che impegna chi la pronuncia, che riporta ciascuno di noi alla nostra situazione. E la coscienza è quella meravigliosa consapevolezza della nostra esistenza. Queste considerazioni sorgono non appena si sospende il giudizio, ed esprimono una descrizione fenomenologica. La coscienza, infatti, è primaria non solo dal punto di vista metafisico. Usare le parole per definire la coscienza, però, può portarci fuori strada: Il significato, infatti, sposta lattenzione dal suono di una parola a ciò che significa. Ci porta fuori di noi, verso il futuro: per questo quando usiamo una parola per definire la coscienza, questo ci porta fuori strada. Ma la coscienza è qui: significare la coscienza è unimpresa disperata. La scienza, come la lingua, ha questo limite: Lobiettivo della scienza è di elaborare verità universali, leggi scientifiche. E la scienza stessa non può dire nulla sul fatto che i fenomeni esistono, sulla loro qualità. La coscienza non ci dice niente sulla sensazione dellesperienza cosciente e della sua origine. Certo, esistono varie teorie neurologiche: la coscienza nasce quando uninformazione viene pescata nel cervello e rielaborata a livello centrale. Oppure la teoria dellinformazione integrata, che si applica anche ai pazienti in coma: la coscienza sorge quando i processi neurali si manifestano. Ma nessuna di queste teorie riesce a chiarire lorigine della coscienza. Il ragionamento più banale suona così: come gli occhi sono lorgano della vista, così il cervello è lorgano della coscienza, perché se non funziona più sparisce la coscienza. Ma cosa succede quando il cervello smette di funzionare? Pensiamo allanestesia generale: è possibile osservare che più si aumenta lanestetico, via via vanno perse la memoria, la parola e il comportamento coordinato, una dopo laltra. E studiando questo, possiamo affermare che quando lelettroencefalogramma è piatto, spariscono le funzioni della coscienza. E ciò nonostante unesperienza istantanea resta, anche se non cosciente. Se dovessimo trovare una sede, un luogo fisico per collocare la coscienza, spiega Marcello Massimini, medico neurofisiologo, questo sarebbe il sistema talamo corticale. Non nel cervelletto per esempio, anche se ha più neuroni. Perché se togliamo il cervelletto al paziente, non perde coscienza. E questo è il primo mistero. Secondo paradosso: dormendo la coscienza sparisce, anche se il cervello rimane attivo. Il sogno è un esperimento bellissimo, unesperienza che si crea nel cervello spontaneamente. Lesperienza fisica consapevole, infatti, ha molti stati. Ma linformazione non è niente senza linterazione. Per esempio, la parte destra del cervello non riesce a capire le parole. Altro esempio: il famoso gioco ottico dei due profili che sembrano un calice: provateci. Non riuscirete mai a vedere il vaso e i due volti contemporaneamente. La coscienza, dunque, è un blocco unico. Unitaria. E invece no, anche qui incappiamo in un mistero. Perché cè un equilibrio delicato tra integrazione e unificazione. Se infatti stimoliamo unarea corticale, vediamo che varie aree riescono a interagire come ununica cosa: sono integrate. Durante il sonno profondo, invece, lintegrazione tra le aree va parzialmente persa. E questo capita anche nel coma, o sotto anestesia. Se la coscienza dipendesse dallinterazione, allora dovremmo chiederci: i computer un giorno saranno coscienti? E i delfini, visto che il loro sistema talamo corticale è uguale al nostro?. Eppure, mai computer potrà provare la sensazione che si prova a giocare nellerba, a correre tra le onde, a sentire lacqua fredda sulla pelle: perché, spiega Nicholas Humphrey, filosofo e psicologo, la coscienza è soprattutto consapevolezza sensoriale. Queste sensazioni, che toccano il nostro corpo, odori, luce negli occhi, non sono la stessa cosa della percezioni. La sensazione è più personale, è il modo in cui rappresentiamo cosa sta succedendo a me adesso. Quello che è sorprendente è il modo in cui rappresentiamo la nostra opinione corporea. Cosa rende il presente soggettivo così ricco, come se vivessimo in un tempo denso? Bisogna chiedersi di cosa è fatta, e a cosa serve la coscienza. E allora, questa non è forse una sorta di ricreazione magica, è uno spettacolo organizzato dentro la nostra testa? Unopera darte straordinaria che la mente osserva, che ricostruisce linterazione tra mio corpo e lesterno?. Perché la coscienza porta con sé emozioni continua Humphrey - ha una dimensione misteriosa. Ma se funziona così, cosa sta allora dietro le quinte? Cè una sorta di trucco, unillusione che una parte del cervello fa per laltra parte del cervello?. Fino allultima, affascinante domanda: Perché abbiamo la coscienza allora? Se è come un teatro interiore, è davvero una replica fedele del mondo?. Perché i veri teatri non fanno repliche: inscenano eventi per intrattenere, aggiungono un valore alla realtà.
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